A partire da oggi e fino al 27 giugno 2021, catanzarosport24.it dedica uno speciale alla prima e storica promozione dell’U.S. Catanzaro in Serie A, la prima per una squadra calabrese. Personaggi, fatti, aneddoti che hanno contribuito a far diventare grande la Storia Giallorossa.
Il primo appuntamento è con Albino Barbuto, difensore, catanzarese doc.
Tanti auguri Catanzaro!!!
L’oculatezza di Ceravolo, la sagacia di Seghedoni, l’istinto di Mammì: troppo facile citare loro per ricordare la prima promozione in serie A del Catanzaro, di cui quest’anno ricorre il 50esimo anniversario.
Ci sono invece una serie di protagonisti silenziosi che contribuirono in maniera determinante a quell’impresa, uomini prima che calciatori, che presero parte a quel campionato divenuto indimenticabile.
Per Albino Barbuto, stopper catanzarese doc, quello in realtà era l’ennesimo torneo con la maglia giallorossa dopo una vita trascorsa nelle Aquile, dalla primavera alla prima squadra, da mezz’ala a difensore. Ma quella stagione fu ovviamente l’apoteosi: “fu un qualcosa di inimmaginabile, dovevamo lottare per salvarci e invece abbiamo fatto un’impresa sensazionale che ha coinvolto tutta la Regione perché non fu solo un evento sportivo ma sociale, visto che nessuno credeva che una squadra della Calabria potesse mai riuscire ad arrivare in serie A”.
Incredibile, quindi, ma vero: la classe operaia va in Paradiso e Barbuto che gioca con la maglia della sua città prova ancora “emozioni sempre vive” e tanti, tantissimi ricordi. Il primo riguarda la pressione di indossare quella casacca per un locale: “non potevi perdere una palla, specie quando giocavi in casa, che subito il pubblico, che era più esigente di ora, mugugnava e ti chiedeva sempre di più perché eri di Catanzaro e rappresentavi loro. Ma mi hanno sempre sostenuto e ancora oggi mi ricordano con stima quando mi incontrano in città. E tutto questo, dall’aver giocato col Catanzaro ad essere ancora omaggiato è un sogno”. Un sogno come quella cavalcata che divenne solida realtà nelle ultime tre partite della stagione regolare: “a Firenze dopo l’1-1 con la Reggina sapevamo che servivano 4 punti nelle ultime due gare (all’epoca la vittoria valeva due punti, ndc): col Livorno vincemmo negli ultimi minuti grazie a un gol di Braca, poi in casa col Brescia, che ci precedeva in classifica di un punto, giocammo alla grande e vincemmo per 2-0”. Una grandissima gara per il Catanzaro e per lo stesso Barbuto chiamato a marcare un certo Virginio De Paoli, oltre 20 gol alla Juve nei due anni precedenti e bomber di razza in cadetteria. “Ricordo che gli fu promesso dall’allora presidente del Brescia una Maserati se avesse segnato a Catanzaro, tant’è che a pochi minuti dalla fine mi chiese di allentare un po’ la marcatura su di lui e di essere meno pressante; invito che ovviamente non accolsi anche se a me Ceravolo non aveva promesso nulla”. Sorride Albino e ricorda con gioia il presidentissimo e il segretario Logiudice, “persone intelligenti e capaci, veri artefici dei successi di quegli anni a Catanzaro”. Anni d’oro e di un calcio ad alti livelli anche in cadetteria, massima serie raggiunta da Barbuto, dove c’erano grandi attaccanti. “Ricordo soprattutto Blasi del Mantova vincitrice del torneo che marcai alla grande nell’ 1-1 a casa loro o Bettega, allora al Varese, che mi ruppe un dito del piede”. Aneddoti lontani 50 anni che mettono nostalgia ma possono anche servire per sognare il futuro. “Rivedere il Catanzaro in serie A? La speranza c’è sempre, e la passione dei tifosi non è mai mutata. Anche la società ha grandi potenzialità, forse manca solo un po’ di fortuna per raggiungere almeno la serie B, vera dimensione per i giallorossi”. Un gran bell’augurio fatto da un catanzarese autentico, verace, passionale. E che oggi festeggia anche il compleanno. E allora gli auguri vanno a lui, tra gli eroi silenziosi di un Catanzaro che fece un gran clamore “appena” 50 anni fa.
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