Che il tifo per il Catanzaro si trasmetta geneticamente ormai lo abbiamo capito, anche con l’ultimo esempio, in ordine di tempo, del piccolo Fabrizio da Milano. Se poi però nel tuo sangue e nel tuo DNA ci sono i cromosomi della famiglia Ceravolo allora tutto è più naturale. E sedersi sugli spalti dello stadio che porta quel nome glorioso e immortale è una grandissima emozione, che si può provare anche se si ha solo 5 anni.
Ed infatti è quello che sicuramente hanno provato Alessandro e Lorenzo Mazza, fratelli gemelli, figli di Monia Pullano e Nicola Mazza , nipote “famoso” del presidentissimo. Sempre presente quando c’è da ricordare il nonno, Nicola – che non ha a caso ne porta il nome – ha deciso di far assistere ai suoi figli alla gara di Coppa Italia tra Catanzaro e Catania.
Una bellissima occasione per far capire come la famiglia Ceravolo sia sempre vicina alle Aquile, proprio come Don Nicola desiderava, ma anche per spiegare alle nuove generazioni della dinastia, che ha reso grande il calcio in città, che cosa è il Catanzaro e perchè il loro bisnonno ne fosse così innamorato. Un quinto figlio il Catanzaro, in alcuni frangenti il prediletto per il quale mettere da parte il resto della famiglia, capace però di capire e accettare, di farsi coinvolgere e amare la creatura che con Don Nicola è diventata grandissima.
Foto, video, articoli di giornale o semplicemente i racconti, Alessandro e Lorenzo saranno riempiti di contenuti per capire quello che il loro bisnonno ha fatto, ma andare allo stadio e provare le emozioni che coinvolgono tutti i sensi è qualcosa di diverso: è toccare con mano quello che la famiglia Ceravolo provava ogni domenica, è cercare di dare sostanze alla favole che gli sono state raccontate per addormentarsi: “c’era una volta un signore coi baffi che da solo portò la più povera regione d’Italia nel calcio di serie A”. Da mercoledì i due gemelli della famiglia Ceravolo hanno capito che una favola non è stata. Vedere di fronte a loro il cognome di famiglia scritto sulle scalee dei distinti, e poi magari il busto commemorativo del bisnonno che non hanno mai conosciuto, dev’essere stato qualcosa di fortissimo.
Sensazioni che a turno hanno provato tutti i componenti di una famiglia destinata al calcio anche per una questione… numerica. Quanti sono infatti i nipoti diretti del presidente “Ceravolo”? Undici, esattamente come una squadra di calcio: Guido, Carmine, Nicola, Gianluca, Ugo, Nicola, Mirko, Ada, Loredana, Stefania, Vincenza. Una formazione unita sotto il vessillo giallorosso e sotto quel cognome così glorioso portato con rispetto ed eleganza, le stesse caratteristiche di Don Nicola. Che da lassù osserva e sorride e si gode l’amore di quei pronipoti che non ha potuto abbracciare in vita ma che adesso lo abbracciano facendo la cosa che lui avrebbe gradito di più: sostenere quei due colori come ha fatto lui, mostrare la stessa passione e lo stesso amore. Aiutati da un DNA inconfondibile, dal nome di quello stadio che cementifica la grandezza e da quella famiglia capace di instillare valori, principi e passioni autentiche.
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