Antonino Speziale, balzato alle cronache come l’ultras del Catania condannato ad otto anni e otto mesi di reclusione per omicidio preterintenzionale dell’ispettore capo di polizia Filippo Raciti, del 2 febbraio 2007 durante gli scontri tra i tifosi del Catania e quelli del Palermo.
Ritornato in libertà nel dicembre del 2020 dopo la detenzione trascorsa nel carcere di Messina, ieri è ritornato per la prima volta, dopo i fatti del 2007, a respirare aria da stadio.
È stato infatti identificato insieme ad altri circa 40 tifosi catanesi sotto il settore riservato alla tifoseria ospite, ma all’interno dello stadio i tifosi effettivi che sono entrati provvisti di regolare biglietto sono stati 8 in tutto.
L’episodio ha indignato Marisa Grasso, vedova dell’ispettore Raciti che ha rilasciato una breve dichiarazione: “Non intendo rilasciare nessun commento. A volte le azioni parlano più delle parole”.
Non ci passano sopra invece i sindacati di polizia, La presenza dell’ultrà allo stadio ha scatenato l’ira dei sindacati di Polizia, che si domandano come mai per il tifoso non sia stato disposto il Daspo. «È incredibile che non sia stato fatto un Daspo a questa persona. O non ce l’ha e qualcuno ha omesso questa cosa, o ce l’ha e lui infrange la legge», ha detto Franco Maccari, vicepresidente Fsp Polizia di Stato. Mentre per il segretario generale del Siap, Giuseppe Tiani, «probabilmente il periodo detentivo, così come la certezza della pena, non sono sufficienti per ultrà che tentano di sfidare lo Stato e le regole della giustizia sportiva. Auspichiamo una risposta severissima»
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