È un momento davvero delicato quello che sta vivendo il Catania, che ha rischiato di non iscriversi a questo campionato di Serie C e l’imprenditore Joe Tacopina ha spiegato la situazione ai microfoni di Italia Football Podcast. Ecco le sue parole: “Il Catania è in crisi finanziaria e ha un debito di 60 milioni di euro, una cifra folle per la Serie C”.
Al momento il Catania occupa la diciassettesima posizione nel girone C di Serie C ma chiaramente è soltanto l’inizio. I punti conquistati sono appena tre nelle prime quattro gare ma tutte le squadre al momento hanno un distacco di pochissimi punti, in quanto per ora regna l’equilibrio. Joe Tacopina ha parlato anche della sua trattativa per l’acquisto del Catania negli scorsi mesi: “Avevamo dato tempo fino a febbraio per ridurre il debito a 15 milioni di euro ma non sono stati in grado di farlo. Così ho dato altri due mesi fino ad aprile ma avevano bisogno di più soldi per gestire il club, per il mio amore per la Sicilia quindi ho dato 800.000€ dicendo che se non avessero abbassato il debito sarebbero diventati una donazione. Alla fine infatti è stato così, e sono comunque felice che quei soldi hanno aiutato il Catania a iscriversi”.Tacopina non ha acquistato il Catania ma ha dato una mano per farlo restare in vita e ora c’è da risolvere il problema relativo al debito enorme.
Ancora una volta non capisco come una società di calcio che vive da anni nella precarietà, con deficit e illeciti amministrativi vari possa ancora essere presente in un campionato professionistico. Sarebbe dovuta essere esclusa da tempo, invece la Lega Pro fa finta di non vedere e sentire. Potenza della corruzione e malaffare. Se fosse successo al Catanzaro una situazione simile chissà da quando sarebbe stato radiato dal campionato.
Societa’ fatte retrocedere dal campionato per una firma sbagliata di pagamento o per ritardo di qualche giorno…..una vera barzelletta e lo stato sovrano perché non interviene??? invece di far decidere a poche persone il calcio di paesi ,città e tifoserie storiche!!! Una vergogna nel vero senso della parola