Iemmello, Biasci, Sounas o la consapevolezza di essere forti? No, l’acquisto più importante del Catanzaro di questa stagione si chiama passione. Ritrovata, piano piano e non ancora definitivamente nel cuore dei tifosi adulti, scoppiata, letteralmente, tra le nuovissime generazioni. Quei bambini troppo spesso, negli anni, ritenuti lontani e poco affezionati alle Aquile che adesso si prendono la scena. A loro modo, con le potenzialità di oggi, ma un dato è certo: il Catanzaro sta investendo nel futuro dei suoi supporters 2.0.
Più giovani dei millenials – che pure si vedono spesso allo stadio – sono anime candide, ancora non adolescenti che dimostrano il loro amore per quei due colori. All’inizio fu Fabrizio, il bimbo di Milano che segue il Catanzaro in ogni stadio del Nord e lo sogna a “San Siro”, l’ultima è Annachiara, la bambina che con un semplice disegno dichiara il suo amore a Pietro Cianci. In mezzo le storie dei gemelli Ceravolo, Alessandro e Lorenzo per la prima volta nello stadio che porta il nome del bisnonno e di Stefania, la giovanissima calciatrice che ha come idolo il conte Max Carlini.
E che dire del contagioso entusiasmo che accoglie le Aquile nel tour delle scuole della città. Vessilli, cori, richieste di foto e autografi, in una sola parola: entusiasmo. Grande, anche se viene dai più piccoli. In netta contraddizione con quello effimero che invece viene dagli adulti che, forse perché troppo razionali, si fanno frenare nel dimostrare l’affetto per la squadra del cuore. I bambini sono il futuro ma ispirati dal passato insegnano che il Catanzaro va sostenuto a prescindere, che da tifare c’è la maglia e quello che rappresenta. Una lezione dal messaggio fortissimo, ancora di più perchè proviene da quei bambini che il suddetto messaggio dovrebbe impararlo e non insegnarlo.
E allora più che di insegnamento, qua si deve parlare di esempio: quello che Fabrizio, Annachiara, Alessandro, Lorenzo, Stefania e molti altri loro coetanei stanno dando a una piazza intera: si tifa col cuore e non col cervello e vale la pena, anche da adulti ritornare bambini e farsi coinvolgere dal calore e colore dello stadio, in campo e sugli spalti. D’altronde questo era quello che aveva fatto innamorare i loro genitori che oggi hanno inculcato loro questi valori fortissimi di tifo e appartenenza. D’altronde, anche loro, così come chi è ancora troppo lontano dalla squadra, in cuor suo dice a sempre a se stesso “l’ho giurato da bambino…”
scritto il: venerdì, 25 Marzo 2022 - 09:57
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