21 Luglio 2024

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40 anni fa la vittoria del “Mundial”, il Catanzaro in serie A, la campagna abbonamenti e l’euforia di tutta la regione.

scritto il: martedì, 12 Luglio 2022 - 12:09

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C’è chi certi confronti non può farli. C’è poi chi in questi paragoni si ritrova appieno perché, all’epoca dei fatti, macinava chilometri per assistere alle partite di massima serie della città che rappresentava la sua provincia. Certo, acqua sotto i ponti ne è passata in quarant’anni ma alcune pietre miliari non scalfiscono mai.
Così nel quarantennale dalla vittoria del mondiale del 1982, si riaprono i cassetti dei ricordi e le pagine dei giornali dell’epoca. E si ritrova, dopo ampi servizi dedicati agli eroi della spedizione spagnola (non a caso definiti “Eroici” dall’allora direttore del corriere dello sport Giorgio Tosatti – che amava il mare catanzarese e veniva in vacanza a Davoli), beh tra quelle pagine ingiallite c’è uno spazio dedicato al costo degli abbonamenti delle squadre di serie A.
E quindi anche del Catanzaro. Già perché nel 1982 il Catanzaro era una realtà consolidata in massima serie, protagonista, solo pochi mesi prima, dell’assegnazione dello scudetto alla Juve col celebre rigore di Brady che fece piangere i fratelli fiorentini. Unica rappresentate di una delle regioni più povere d’Italia, solitario baluardo da porre a difesa di offese e pregiudizi, il Catanzaro soprattutto per questo era seguito da tutta la Regione. Da Crotone e Vibo, ai tempi ancora comuni della provincia, ma anche da Cosenza, benché li la realtà venga negata.
Di sicuro ci sarà stato qualche abbonato anche tra di loro. E quanto avrà speso? Dipende dal settore ovviamente ma due dati emergono. L’effetto Mundial, ma anche il settimo posto dell’annata prima, aveva fatto alzare il costo delle tessere. Più 70mila lire (circa 35 euro) per la tribuna numerata – totale 300mila lire; aumento di 30mila lire (poco più di 15 euro) anche per distinti e laterali per una spesa complessiva di 180 e 140 mila lire. Invariato il prezzo delle curve, 50mila lire. Si curve, perché l’altra curiosità è che, in un calcio con meno leggi, ci si poteva abbonare anche alla curva est, non ancora chiamata Mammì.
In anni di austerity, di un’economia non proprio florida, dove un operaio guadagna circa 400mila lire, sono cifre in linea con le altre compagini di uguale rango. Ma la cifra, poco importava. L’assenza di TV, ma anche soprattutto la passione e pure la liturgia domenicale dell’evento, quando la zona stadio era vissuta dalla mattina alla sera, furono volano che spinse la gente ad abbonarsi. Difficile, lo ammettiamo, risalire a quanti furono gli abbonamenti staccati quell’anno ma le immagini ci mostrano uno stadio sempre pieno, caloroso e colorato. Sperare lo stesso, in serie C, con la presenza delle TV e una situazione economica non floridissima, non è possibile. Sicuro però si può sognare di nuovo che l’abbonamento venga fatto a prescindere da rosa allestita e risultati, ma solo per passione e per la gioia di andare allo stadio. Abbonarsi senza ma e senza se, come 40 anni fa. Anche senza la spinta di un mondiale vinto, anche senza la serie A. Con la stessa, immutata passione, con l’identica euforia e la certezza – al di là di confronti e paragoni impossibili su cifre e cambi di valuta – che ancora qualcuno in regione non può fare questi paragoni ma magari, in un vecchio cassetto dei ricordi, avrà conservato l’abbonamento fatto al “Ceravolo” quaranta anni fa.

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