Il “Conte Max” è un film del 1957 dei grandi e indimenticabili Alberto Sordi e Vittorio De Sica. La trama racconta di un edicolante romano che vuole imparare le buone maniere da un nobile suo cliente. Salvo poi, per amore, dover rivedere i suoi sogni tornando alla vita “normale”.
La storia di Massimiliano Carlini col Catanzaro è un po’ simile. Non a caso è una storia d’amore, non a caso Carlini a queste latitudini sarà per sempre “Il Conte”. E non solo per l’assonanza del suo diminuitivo col titolo del film, ma anche perché Max in campo conte lo è stato davvero. Classe ed eleganza coi piedi, gol d’autore e spesso pesanti, mai una parola fuori posto, umiltà ma allo stesso tempo abilità nell’essere insegnante per i più giovani. Come il Conte Max fa con l’edicolante romano nella pellicola diretta da Giorgio Bianchi.
Insomma Carlini sarebbe stato il Conte a prescindere, anche se di nome si fosse chiamato Giorgio o Pietro. Certo il fatto di avere un nome che da queste parti fa sempre rima con grandi uomini (Palanca e Capraro per esempio) ha contribuito a fare di Carlini uomo simbolo di questo ultimo Catanzaro.
Due anni e mezzo intensi, in cui Carlini innanzitutto sul campo ha fatto vedere cose importanti. E di gran fattura. Come quella rete al Foggia in un “Ceravolo” deserto causa Covid. Oppure quella di testa – inusuale per uno come lui poco alto ma sempre all’altezza – alla Ternana per una vittoria storica. La freddezza sui calci di rigore, l’astuzia, come nel gol alla Vibonese e le giocate, tante, a rompere le scatole tra gli spazi. Giocatore unico, per caratteristica e qualità umane.
Perché Carlini si è fatto apprezzare anche fuori dal campo. Le iniziative di beneficienza, l’incontro con gli studenti delle scuole, quello coi bambini delle scuole calcio. Lui, amabile padre come mostrato sui social, amato dai tifosi grandi ma anche dai piccoli come Stefania che gli dedica un disegno e una lettera. Cosa che da queste parti non è mica capitata a tutti. Anche per questo Max ha sempre amato la città, non solo quella calcistica che lo ha apprezzato per le doti sul prato verde. Carlini ha vissuto i tre colli, soprattutto il quartiere marinaro, e ha creato tante amicizie. Lo dimostrano in questi giorni i messaggi di affetto sui suoi profili. Persone che oggi, all’annuncio del suo addio a Catanzaro, salutano l’amico più che il calciatore.
Un bravo ragazzo che poteva andare via a Gennaio ma che ha deciso di restare per portare al termine un sogno, purtroppo restato tale. Un insuccesso, come capita nello sport, che non scalfirà mai il rapporto di Carlini con la città tutta pronta ad applaudirlo quando tornerà da ex al “Ceravolo”.
Quando Catanzaro ricorderà che dopo O’rey e il re, in campo avrà apprezzato l’eleganza di un conte. Diverso solo per un aspetto da quello interpretato da Vittorio De Sica nel film del 1957. Perché quel conte Max è, come spesso accade tra i nobili, un po’ furbo, egoista, scroccone mentre Carlini è scaltro, altruista e generoso. Ha dato tanti assist ai compagni e il cuore alla città nella quale sogna di tornare, magari in vacanza.
Quando verrà trattato come un vero conte, come quelli onesti, giusti, probi. In una città che, non solo nel calcio, ha dato tanto in termini di ospitalità a personaggi loschi e inquietanti, figurarsi se Max non verrà riaccolto come un vero e proprio signore. D’altronde, per dirla all’incirca con un altro film, galantuomini di nasce e Carlini modestamente lo nacque. A pronunciarla la celebre frase – qui modificata – il celebre Totò. Anche lui, guarda caso, appartenente a quella nobiltà signorile e onesta, proprio come il “nostro” Conte Max.
scritto il: giovedì, 14 Luglio 2022 - 12:42
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Ottimo pezzo. Complimenti
Ho già espresso il mio pensiero su un altro articolo…Grande Max Carlini, Catanzaro ti porterà per sempre nel cuore.
💛❤️💛❤️💛❤️