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Massimo Mauro: “Sono stato prima di tutto un giocatore del Catanzaro”

scritto il: sabato, 05 Dicembre 2020 - 19:13

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 “Sono stato prima di tutto un giocatore del Catanzaro”. Esordisce così Massimo Mauro in un’intervista rilasciata stamattina in diretta sui canali social della Gazzetta del Sud. Uno di quei nomi che come d’incanto fanno fare un salto nel passato glorioso delle Aquile: era il 1980 quando appena diciassettenne con la casacca giallorossa esordì in Serie A lanciato nella mischia dall’allora tecnico dei calabresi Tarcisio Burgnich nella sconfitta casalinga contro il Milan. Erano anni di straordinaria magia sui Tre Colli che Mauro ricorda con particolare trasporto: “Nonostante nella mia carriera io abbia raggiunto grandi traguardi come vincere uno scudetto o la Coppa Intercontinentale, niente può eguagliare l’emozione che ho provato ogni volta che sono sceso in campo indossando la maglia della squadra della mia città”. In poche parole spiega l’indiscusso significato storico che il Catanzaro ebbe per tutti i calabresi: “Quel Catanzaro era tra le prime sette squadre in Serie A quindi era motivo d’orgoglio per tutta la regione. Adesso per fortuna ci sono molte squadre (una in A, una in B e una in LegaPro) ma allora il Catanzaro era l’unica bandiera della nostra terra nel massimo campionato”.  Le soddisfazioni a tinte giallorosse per l’ex centrocampista, che ha militato anche tra le fila di Udinese, Napoli e Juve, hanno avuto tutto un altro sapore: “Indescrivibile quello che ha significato vincere in giro per l’Italia nei grandi stadi contro Milan, Inter, Juve, Roma. Eravamo troppo forti! E poi vedere il terzo anello di San Siro tutto colorato di giallorosso…”. Di quella squadra, composta da forze green e qualche elemento più navigato, che disputò la stagione 1980-81 piazzandosi all’ottavo posto in classifica Massimo Mauro passa in rassegna tutti i nomi: “Sabato, Bivi, Borghi, Salvadori, Morganti, Zaninelli. Tutti giocatori che avevano fatto bene solo in Serie C e B e che arrivarono a Catanzaro per la lungimiranza di Landini e del presidente Merlo che scelsero di puntare sui giovani a cui affiancare i più ‘vecchi’ cui il nostro idolo Palanca, e poi Orazi, Braglia, Majo, Ranieri (capitano), Sabadini. Quello fu un vero miracolo sportivo che insegna che nel calcio i risultati non per forza arrivano se si spende tanto. Al contrario bisogna essere bravi a scegliere calciatori di prospettiva e avere un assetto societario solido e uno staff tecnico molto preparato”. Del Catanzaro di oggi: “Quando parlo del Catanzaro sono poco lucido perché son tifoso, perché è la squadra della mia città, perché il Catanzaro è stata la mia vita. So bene che quella giallorossa è una piazza esigete e merita tanto. Francamente mi aspettavo dei risultati migliori in questi quattro anni di gestione da parte della famiglia Noto. C’era l’ambizione almeno di arrivare in B. Un po’ di delusione c’è stata. Se da un lato è vero che in questo torneo ci sono competitor forti come il Bari e la Ternana, entrambe squadre ben attrezzate, dall’altro c’è da dire che bisogna essere pronti a fronteggiare la concorrenza grazie alla competenza e alla capacità dirigenziale”. Andando alla stretta attualità Mauro viene stimolato sui ricordi di quel grande Napoli di Maradona: “Quella fu un’altra pagina significativa della mia vita calcistica. È stato difficile andare via dalla Juve ma la presenza di Maradona fu tra le cose che mi hanno convinto a farlo. In quegli anni il Napoli era una grandissima squadra infatti abbiamo vinto lo scudetto e la SuperCoppa Italiana. È stata un’esperienza straordinaria perché ho giocato con il calciatore più grande di tutti i tempi. Diego era una grande persona anche fuori dal campo. Era un compagno di squadra generoso e molto disponibile. L’ultima volta che ci siamo visti risale a tanto tempo fa. Sono andato a trovarlo in Argentina dopo che lasciò in modo burrascoso la città. Alla fine del campionato l’ho raggiunto e abbiamo passato qualche giorno insieme. Poi ho trascorso l’estate al mare a Catanzaro”.  

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