21 Luglio 2024

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Vincenzo Vivarini, da allievo di Sarri a maestro d’Europa con il “pizzetto” porta fortuna.

scritto il: lunedì, 23 Gennaio 2023 - 18:00

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Quando un club sceglie un allenatore lo fa perché sia l’espressione diretta di cosa si vuole essere e di cosa si vuole dire. E cosa deve essere un allenatore? Non solo un uomo di campo, soprattutto deve essere una guida e un leader ed avere tanta fame di vittorie.
Qui è dove si sono incrociate le strade tra il Catanzaro e Vincenzo Vivarini, da una parte il club che voleva dare una svolta e dall’altra un allenatore che aveva bisogno di dimostrare di cosa fosse capace. Era il 30 novembre del 2021 il Catanzaro e Vivarini convolarono a nozze con il debutto il 5 dicembre il Catanzaro – Foggia 2 – 0.
Da allora sono passati 419 giorni, 54 gare tra campionato, coppe e play off, 37 vittorie, 9 pareggi, 8 sconfitte, 115 reti realizzate e 40 subite con una media punti di 2,22 a partita.
Un capolavoro in corso d’opera con il campionato attuale che vede il Catanzaro in testa al girone C di Serie C con ben 63 punti in 23 gare e 62 reti realizzate a fronte delle solo 8 subite. Numeri impressionanti che sono valse 20 vittorie 3 pareggi e nessuna sconfitta, il tutto accompagnato dal primato di squadra imbattuta in Europa nelle 5 maggiori nazioni calcistiche (Italia, Francia, Inghilterra, Germania e Spagna).

Questo è il Catanzaro di Vincenzo Vivarini che nel campionato attuale viaggia con la mostruosa media di 2,73 punti a partita. E per fortuna di Vivarini ce ne solo uno ed è sulla panchina delle Aquile. Ed anche questo sta facendo la differenza. Differenza che emerge anche nello stile, se Vivarini, che si perda o si vinca afferma di non voler parlare degli arbitri, quello è, non va dove tira il vento come colui che se vince per un episodio a favore dichiara di non voler parlare degli episodi salvo poi ritrattare tutto se l’episodio è a sfavore.
Ecco perché la gente di Catanzaro lo ama, ne ama la schiettezza, la semplicità così come lo amano i suoi giocatori che gli riconoscono gli attributi da leader cosi come la società gli riconosce di essere una autentica guida. Tutti pazzi di Vivarini, di colui che è stato prima allievo di Sarri e poi di Ballardini, prima di prendersi i ferri del mestiere e mettersi in proprio.
Di bagliori la sua carriera ne ha avuti diversi, dall’impresa di Chieti, al trionfo di Teramo, ma anche l’amarezza di Bari cosi come quella della scorsa stagione proprio sulla panchina di Catanzaro uscito dalla finale dei play off per i fatti ormai noti di Padova.
Ecco, il Catanzaro e Vivarini sono ripartiti proprio da quell’ingiusta sconfitta, seguiti da quasi tutti gli elementi della squadra della scorsa stagione e da un pubblico che ha capito che quando in campo ci va la serietà allora quel professionista è davvero l’arma in più al servizio della maglia.
Eppure Vivarini dà l’impressione di essere un burbero, uno che ama starsene per i fatti suoi, schivo e poco incline a socializzare, lo avete notato che rispetto alla scorsa stagione si è cresciuto il “Pizzetto”. Potrebbe voler affogare i propri pensieri, con una grattatina tra un gol di Iemmello ed uno di Biasci, o semplice e pura scaramanzia. Intanto quel “Pizzetto” è diventato un autentico amuleto, un vero e proprio porta fortuna.
Oscar Wilde disse: “Non c’è mai una seconda occasione per fare una buona impressione la prima volta” e quella prima volta in via Gioacchino da Fiore è stata davvero una delle fortune del Catanzaro.

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