Foto: Massimo Carlostella
75 minuti giocati ad una porta, poi accade quel che non ti aspetti, ovvero che il direttore di gara, il signor Fiero di Pistoia, perde le redini della gara, una gara fino a quel momento corretta, dispensando ammonizioni ed una espulsione (al centrocampista giallorosso Ghion) e il match diventa complicato per il Catanzaro costretto nei 15 minuti finali più 4 di recupero, a cambiare pelle, come mai aveva fatto in questa stagione così come è stata la prima volta a trovarsi in inferiorità numerica.
Un finale sofferto dove il cuore ha preso il sopravvento su quelle che sono le caratteristiche di questa squadra abituata a vincere divertendo.
Eppure il Catanzaro deve fare anche un po’ di mea culpa per non essere stato capace di chiuderla prima, a volte è sembrato troppo lezioso e gli ultimi quindici minuti finali hanno aggiunto quel pathos di cui neanche lontanamente si poteva immaginare.
Probabilmente mister Vivarini tutto questo lo ave a preventivato due settimane fa quando aveva annunciato che stava per aprirsi una fase in cui diventava indispensabile sfoderare prestazioni individuali di alto livello.
Come volesse richiamare l’attenzione su delle criticità che possono essere tipiche in questo frangente, dove gli incontri ravvicinati si mescolano al gelido freddo.
Alla fine il Catanzaro festeggia 3 punti meritati, ed in sala stampa il tecnico abruzzese ha un pensiero ben preciso: “Lo avevo già detto tempo fa, il girone di ritorno è tutto in altro campionato, ci sino state e ci saranno altre partite come questa e la cosa più importante è che noi siamo attrezzati da qui alla fine per ogni tipo di evenienza”
Il pensiero di Vivarini è ancora più chiaro nel passaggio successivo quando gli chiediamo degli ultimi quindici minuti in cui in inferiorità numerica il Catanzaro ha dovuto sfoderare anche una prestazione di cuore: “Senza cuore , senza anima e senza la capacità di saper soffrire non si fa risultato. Ecco oggi il Catanzaro mi è piaciuto soprattutto per questo perché il quel frangente ha capito la difficoltà ed ha saputo fare rifornimento anche in quelle caratteristiche. È vero, potevamo chiuderla prima, abbiamo avuto diverse occasioni, non siamo stati bravi sfruttarle, ma siamo stati grandiosi nei quindici minuti finali dove abbiamo dovuto un po’ rinunciare a quelle che sono le nostre caratteristiche ed attingere più sull’aspetto mentale stringendo i denti e portando a casa il risultato che tutti volevamo”
L’ambito traguardo passa anche da queste partite. Grande squadra e Grande Mister.
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Potevamo e dovevamo chiuderla prima. Dice bene Leonardo La Cava meno leziosità (e colpi di tacco) e più concretezza e precisione in area di rigore, altrimenti partite stravinte sul campo rischiano di finire in pareggio come a Messina. Anche perché la Turris non gioca male ed aveva ottimi elementi in campo. Le squadre si sono tutte rinforzate e le partite non saranno più in discesa come all’andata.